martedì 10 febbraio 2015

La morale della favola

Vi voglio raccontare una storia che ho ascoltato passando per l'antico principato di Sauro, lì i viandanti la raccontano attorno al fuoco per ricordarsi che al peggio non c'è mai fine.

Ecco a voi la Favola di Verdano Limone

Il principato di Sauro era un luogo ameno, un villaggio piccolo piccolo, con tante case in basso e un castello in alto. Non se lo filava nessuno, ma per i regnanti era la cosa più importante del mondo, perciò lo trattavano come il cesso di casa propria.
In questo luogo era nato e viveva Verdano Limone. Verdano era un uomo semplice e normale che passava le giornate a sfoggiare la sua mancaza di particolari qualità. Egli però aveva un fratello chiacchierone e affaccendato che sfoggiava buffi cappelli, e Verdano viveva con lui facendogli piccoli favori, come firmare col suo nome quando il fratello si candidava alle elezioni. E così il nostro eroe sviluppò una certa passione per le competizioni elettorali. Il fatto è che le elezioni venivano sempre decise dal millenario Principe di Sauro che faceva il bello e il cattivo tempo.: in quel momento era impegnato a demolire gli edifici dell'Accademia di Sauro per via del suo progetto di trasformazione del principato in un gabinetto. E a Verdano piaceva molto l'idea e voleva farne parte.
Un bel giorno, nel tragitto verso casa, Verdano venne attirato da una voce soave:

"Pss pss.. giovane!"
"Dici a me?"
"Eh a te, oggi è il tuo giorno fortunato!"
"Ma veramente oggi non ho nemmeno giocato il gratta e vinci..."
"Statte zitto e vieni qua!"

Un po' impaurito, Verdano si avvicinò al cespuglio che sembrava avergli parlato, e quale meraviglia lo investì! Si trovò davanti una enorme Chevrolet cabriolet con alla guida una meravogliosa donna che sembrava avvolta dalla luce.

"Giovane senti"- disse la donna - "la macchina non parte. Se mi aiuti a spingerla fino a casa, esaudirò un tuo desiderio, avanti parla!"

Verdano si era imbattuto nella famosa Fata delle Nocelle, una maga buona che le leggende indicavano come protettrice di Sauro.

"Oh cara fatina, io ti ho riconosciuta"- rispose Verdano - "io sono un uomo qualunque ma ho un desiderio: voglio diventare vicesindaco!"
"Verdà, ma guarda che a Sauro c'è il principe, vorresti diventare principe? Perchè io posso..."
"No no, voglio diventare vicesindaco e voglio i 300 voti che mi servono, così sarò una persona rispettata!"
"Ma sei sicuro? No perchè se vuoi il rispetto te lo posso dare, non è che i voti..."
"No, voglio i voti ed essere vicesindaco!"
"Va bene, come vuoi. Al massimo viceprincipe comunque. Però questi sono due desideri, io te ne ho proposto uno, devi darmi qualcosa in cambio..."
"Vanno bene trencentomila lire?"
"Eh no Verdano, i voti mica si comprano, voglio qualcosa di tuo muhauhauha (risata demoniaca)!"
"Ehm e io che cosa posso darti? Allora facciamo così: ti darò la mia capacità di far di conto, di capire le leggi, di scrivere dichiarazioni comprensibili, di diminuire i tributi e..."
"Va bene basta così, e sia! Avrò tutte le tue residue capacità e una spinta verso casa, e tu sarai viceprincipe e avrai i tuoi 300 voti circa. Muahhahahau (risata demoniaca)!"
"Evviva! Allora adesso spingerò la macchina fino a casa tua, dove abiti?"
"A Finale Ligure"
"Argh..."

E quando Verdano ritornò dal lungo viaggio, Sauro ebbe il nuovo viceprincipe: incapace con i conti, non tanto bravo a capire le leggi, che scriveva comunicati incomprensibili e aumentava i tributi e le gabelle. Tutto questo faceva gioco al Principe millenario che al confronto sembrava Otto von Bismarck. Il progetto della città-gabinetto era più vivo che mai. Ma Verdano aveva un altro asso nella manica per recuperare il rispetto dei sudditi: i voti. Una persona con così tanti voti doveva essere da tutti onorata e rispettata, pensava.

"La mia gestione del regno è ineccepibile!" disse Verdano ad un ignaro passante.
"Mi lasci in pace, strambo figuro." rispose il passante.
"Ma io sono il viceprincipe Limone!"
"Ah... bene. Comunque no, le tasse sono aumentate e i servizi fanno schifo..."
"Stai zitto, io ho i voti!"
"Mi lasci in pace o chiamo i Carabinieri."

Ma non fu la sola disavventura per il viceprincipe di Sauro.

"Buongiorno, vorrei dieci mozzarelle di Battipaglia" disse Verdano al garzone del salumiere.
"Bene, sono sessantamila lire" rispose il garzone.
"Vi pago in voti, ne ho più di 300!"
"Se ne vada o chiamo i Carabinieri."

Verdano cominciava a capire che il rispetto tanto agognato non poteva conquistarsi con i voti. Ma, stufo di tutti questi possibili incontri con l'Arma dei Carabinieri, capì che poteva esserci una cosa per la quale i voti contavano: la gestione del principato. Cosa importava se i cittadini soffrivano della trasformazione del principato in un gabinetto se egli possedeva tutti quei voti? E cosa poteva mai essere il fatto che l'Accademia chiudeva i battenti, quando era legittimato a chiuderla dai voti che possedeva? E infine, perchè dar retta alle critiche sulla sua bislacca gestione se i voti potevano consolarlo? Considerando questo, si convinse che tutto gli fosse concesso nel principato e continuò sprezzante la sua politica senza senso.
Finchè un giorno...

"Ciao Verdano!" disse una voce soave proveniente da una donna con gli occhiali da sole.
"Maronna! E chi sei tu?"
"No ma che Madonna, di meno. Sono la Fata delle Nocelle!"
"Non ti avevo riconosciuta abbronzata."
"Sono venuta a darti due notizie: una cattiva e una cattiva."
"Ah, perciò mi bruciava il culo..."
"Allora la prima cattiva è che il rispetto non si ottiene con i voti!"
"Eh ma io non lo capivo!"
"Non stento a crederlo..."
"E l'altra?"
"Che mi riprendo di i voti."
"Ma come?!?"
"E sì, se non li utilizzi al meglio i voti se ne vanno"
"Nemmeno questo capivo..."
"Ma allora non capisci un ca...[censura]!"

FINE

PS: I viandanti del principato di Sauro aggiungono una morale piuttosto scontata che io cito per dovere di cronaca: "I voti non ti servono a nulla se non capisci un ca...[censura]"

PPS: ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale.


Charlot

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