martedì 17 febbraio 2015

Rombo di motore - Storia di guerra in tempo di pace




Da qualche parte, marzo 2011

Lui è sinceramente emozionato, lei non sta più nella pelle. E' stato un lungo girarci intorno, lui le piace tanto e ci ha messo un po' a trovare il coraggio e a farglielo capire. Ma sono lì adesso, si sono visti da soli, non è la prima volta, ma lei ha preso la situazione in mano, ha detto "mi porti a vedere il panorama?", chiara scusa per resatare ancor più soli di quanto non siano. Lui ha girato la macchina e sono lì.

"Ci venivo da bambino con la bici qua sopra" - rompe il ghiaccio lui pur di dire qualcosa - "ma di notte non c'ero mai venuto"
"Non hai mai portato una bella ragazza qui a vedere le luci della città?" - risponde lei per sembrare, falsamente, sicura di se.
"Beh... ho portato te"
(Un po' scontato ragazzo mio, ma ci può stare.)
"Oh, così poi mi fai credere di essere bella..."
"Io dico la verità." - lui si avvicina sempre di più...

VROOOOOOOOOM
Il rumore è come un tuono lento.
.
"L'hai visto?" - esclama lui indicando un puntino luminoso sullo sfondo del panorama.
"Che cosa?"
"No niente..."
E così lei gli assesta un bacio improvviso che quasi lo fa secco.
VROOOOOOOOOM
"Di nuovo, hai visto stavolta?"
"Non ti è piaciuto, non bacio bene?"
"Eh? No, no... anzi ma che dici... io dicevo..."
"Che dicevi?"
"Era un areo basso, il secondo."
"Ah, sì è vero, eccone un altro!" - stavolta lei lo vede arrivare.
VROOOOOOOOOM
"Vanno verso il mare" - osserva lei.
"Partono da qua vicino verso la Libia."
"Sono aerei da guerra?"
"Sì, sono gli Eurofighter danesi, cacciabombardieri. Aerei pensati per la guerra anni fa, ma sparano i primi colpi soltano oggi"
"E tu che ne sai?" - lei ride.
"Lo leggevo stamattina."
VROOOOOOOOOM
"Basta così dai, vieni qui"
Stavolta è lui a baciarla. Ma, vecchio mio, puoi fare di meglio! Infatti giù di nuovo, un altro affondo!
Lei si scioglie, ha aspettato tanto tempo questo  momento:
"Senti, non voglio affrettare i tempi, non mi sono mai sentita così, ma non voglio che pensi male..."
"Ci credi? Noi siamo qui a baciarci e sopra le nostre teste volano tonnellate di bombe per chissà dove."
"Che?!? Ma hai capito che ti stavo dicendo?"
"Ehm... sì sì... no, non ti devi preoccupare non potrei mai pensare male di te" - sfoggia un sorriso, ci siamo. In quel momento quasi gli viene da vomitare dall'emozione.
 Lei si slega i capelli, gli si mette in braccio come se lo volesse bloccare, come se avesse paura che quel momento possa andar via. Si baciano.

VROOOOOOOOM, tuono, una scia di luce, un puntino lontano. L'ha visto lui, con la coda del l'occhio. Ancora! Dove va?
"No senti scusami, forse è meglio fermarci..." - lui è scortese ma imbarazzato.
"Non ho capito."
"Non è il caso stasera, lasciamo perdere." - lui la scosta brusco.
"Ah, ok..." - piange.
"No dai non fare così adesso, non è per te, non ce la faccio"
"Sì capisco."
"Non è per te davvero, non so che mi prende"

 Lo sa invece. Sono quegli aerei, il rumore alternato. Non ha paura di un rombo ma è il pensiero della rotta, della missione. Non può distogliere il pensiero. Della guerra sa, ma adesso ascolta gli aerei volargli in testa e non può non pensare a dove stiano andando. Ha paura di girarsi e vedere un lampo di luce, uno scontro, una bomba. In fondo quanto sarà lontano, 350 chilometri? 500? 800? A quale distanza si vede un'esplosione? E' improbabile lo sa. Ma era improbabile anche trovarsi qua con lei, così bella. Ed era ancora più improbabile che lui ad un certo punto dicesse "no, lascia perdere".
Eppure.

"Accompagnami a casa" - si è ripresa lei, è più sicura. Ma non può calmarsi al pensiero che proprio lui le abbia detto di no in quel momento.
"Senti ti giuro, non sei tu, mi piaci molto..."
"L'hai già detto."
"Non so che dire."
"Non c'è bisogno di dire niente, non era serata."
Ha ragione, che le potrebbe dire: "bellezza mia non è per te, è la guerra. E' il buio dei nostri giorni che non mi fa concentrare sull'amore"? Sì... ma chi sei, un personaggio di un film di Virzì? Non è il caso, il coraggio con le donne non è il tuo forte. Un giorno le spiegherai.

Questo pensa lui mentre l'accompagna a casa e la saluta con un freddo "ciao". E poi ne passa un altro, di aereo, più lontano, più fioco.
Non dormirà quella notte e quella dopo ancora. Si sentono gli aerei. E non perdona alla guerra vicina di aver fatto piangere lei proprio quella sera. O non lo perdona a se stesso, non l'ha ancora deciso.
Una cosa l'ha decisa però: non riuscirà mai più a capire i motivi con cui si giustifica una guerra. E non perchè se ne intenda o abbia presuntuosamente deciso che è sempre sbagliato, questo non può dirlo e non lo sa. 
Ma se ha fatto male a lui, se non ci ha dormito lui, cosa è successo a chi era sotto le bombe? 


Charlot




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