martedì 19 marzo 2013

L'orizzonte degli eventi



Un buco nero è così denso da attrarre qualsiasi cosa. Compresa la luce, perciò è nero. Ed è così potente da deformare lo spazio e risucchiare le stelle. Fin dove arriva la sua forza non esiste nulla, nè il tempo nè la fisica stessa. E' l'orizzonte degli eventi, oltrepassato il quale le leggi comprese dagli uomini vanno a farsi friggere per non riapparire più.

Così è la Circumvesuviana. Una volta attraversato l'orizzonte di una stazione ci si perde nel mistero senza regole e senza tempo, l'oblio degli umani.

Alzarsi la mattina, presto, prestissimo, prima dei barbieri e dei benzinai (ma non dei camionisti che, leggenda vuole, non dormano mai per riposarsi solo tra le braccia di una baldracca nell'area di servizio Tre Ponti Est) è di per se un colpo alla natura. Ma sai che dovrai raggiungere il capoluogo, distante 40 chilometri in linea d'aria ma 1348 miglia nautiche nel particolare conteggio dell'asse viario e ferroviario campano approvato dalla giunta Caldoro. Dopo esserti lavato i denti col deodorante, le ascelle con la mortadella e aver farcito il panino con la saponetta; dopo esserti vestito con una felpa azzurra modello Andre Agassi quando-aveva-icapelli e con un pantalone verde militare residuato della battaglia dell'Isonzo (insomma una mise da far partire una vena nel tronco encefalico di Enzo Miccio), ancora estremamente confuso sei pronto ad affrontare il viaggio in treno.

Ed eccola lì la stazione. Ad un occhio poco allenato potrebbe sembrare squallida e semi abbandonata. In realtà è il cosmodromo di Bajkonur, e in effetti sarebbe più facile raggiungere Napoli con la navetta Sojuz. Ma vabè, questo passa il convento e non vuoi rinunciarci, un po' perchè sei affascinato dal tuo carnefice come affetto da sindrome di Stoccolma, un po' perchè la foto sull'abbonamento è l'unica in cui tu sei venuto decentemente ( non come quella della patente in cui sembri appena tornato da un rave a Vilnius in cui la cosa più leggera che passavano era la varechina) e non vedi l'ora di mostrarla al controllore dal quale ti sei già preso una denuncia per molestie.

 Ancora non completamente sveglio leggi il tabellone degli orari e vedi che il treno è in perfetto orario, che non c'è sciopero e che, probabilmente, il treno non prenderà fuoco tra 4 stazioni. Manifestazioni di magno gaudio sono già ravvisabili in stazione, tu commosso abbracci la signora con la settimana enigmistica, qualcuno fa il bagno nella fontana di Trevi. Così ti siedi e aspetti, piove che dio la manda ma, fanculo, oggi la vesuviana arriva in orario e per te c'è il sole. Quello che non sai è che, per fare un favore ad un dirigente, hanno assunto in stazione il cugino del trans brasiliano solito sollazzo del suddetto dirigente e che il tabellone è stato tarato da costui con l'orario di Recife nel distretto del Pernambuco in sudamerica. 

Il sospetto ti sovviene quando, dopo un' attesa che l'emozione e la tempra di anni di vesuviana ti hanno fatto sembrare più breve del solito, la banchina è così piena da sembrare la scalinanta del tribunale di Milano dopo l'invasione degli onorevoli. Solo che al posto dell'inno qualcuno canta una melodia che sembra ricordare Symbolum 77 dal testo decisamente blasfemo però, tanto da riconoscere distintamente la violazione del secondo comandamento diverse volte. Il treno ha accumulato già un ritardo astronomico e allora vai a lamentarti dal personale in stazione il quale gentilmente ti spiega che, a causa dell'effetto lente gravitazionale dovuto al passaggio della cometa di Hale-Bopp, il tabellone ha riportato un orario sbagliato e che quindi ci sarà ritardo, ci sarà sciopero e che il treno prenderà fuoco alla stazione di Volla. Almeno questo è quello che ti sembra di aver capito tra il frastuono delle bestemmie e le scazzottate che intanto cominciano a svilluparsi qua e là. In verità il gentilissimo capostazione ha affermato testualmente: "[censura] [censura] me ne frega a me [censura] vedi di andare a [censura]. [censura]!". 

Per niente soddisfatto cerchi di affidarti al vecchio metodo  del passaparola tra i passeggeri su possibili buone nuove. 
Funziona così: appena arriva la notizia ognuno ha l'obbligo di comunicarla all'avventore successivo, non prima però di aver aggiunto un particolare di fantasia. Di solito varia a seconda dell'umore di chi lo inventa e può andare da un "Il treno è lì,  lo vedo!" a "Il treno è stato fatto prigioniero da un commando ceceno e stanno venendo qui per ammazzarci." Da tener conto che generalmente la notizia originale è comunque inventata di sana pianta. Così può accadere che, nel giro di mezz'ora, arrivino notizie di uno sciopero, di un'occupazione della linea, di una bomba, di un cedimento strutturale, di un fallimento della società, di un possibile passaggio di Ibrahimovic alla Juventus.

Ma eccolo, il treno è lì! Non è quello nuovo, pazienza, tanto quello nuovo ha sì i sedili imbottiti, ma solo 3 posti a sedere posizionati in testa, in coda e uno sul tetto raggiungibile tramite una botola segreta. Inizia la ressa, ma forte della tua stazza riesci ad occupare un posto a sedere passando avanti nell'ordine: ad una novantenne con baule al seguito, ad una donna incinta al nono mese, ad un bambino zoppo, a tua zia cieca che fai finta di non conoscere e scaraventi fuori dal treno. Ma, diamine, ti siedi! E non importa che siano seggiolini in vetrocemento duro come il diamante sponsorizzati dall'associazione italiana proctologi e che facciano venire le emorroidi, e non importa che è il posto di fianco alla signora in piedi con vistosi problemi ormonali che ti piazza l'ascella sulla testa e che l'odore potrebbe far fuori un toro da monta. Si parte e forse la giornata potrebbe migliorare. Ingenuotto.

Lo scompartimento è così pieno e le persone sono talmente pressate che si sente il moviemtno della gabbia toracica del ragazzino schiacciato contro il muro dal grassone con il vassoio di zeppole dall'altra parte del vagone. Almeno finchè respira. Ma che ti frega, tu sei seduto (anche se con la faccia deturpata dall'orrore dei fumi corporei della tua vicina). La situazione precipita, l'ossigeno latita, e, anche se fuori ci sono -2 gradi, dentro sembra l'interno delle fonderie dello zar. Non si resiste, il grassone mangia e suda (il ragazzino verrà portato in salvo tre giorni dopo dalla guardia costiera di Castellammare), la signora emana talmente tanti gas che ti viene il sospetto di star assistendo al primo evento documentato di evaporazione umana. Qualcuno urla, qualcuno ansima, qualcuno ha un infarto da zeppole. Passano le fermate e ad ognuna l'orologio segna un diverso fuso orario, arriverò in tempo? Quale tempo, sei in vesuviana! 

Il convoglio si ferma in una stazione innevata col nome in cirillico e ti chiedi da quanto tempo tu stia lì dentro e se la puzza ti stia facendo un brutto scherzo ai sensi. E la vocina metallica della signorina robot invita a "cambiare materiale". Il che non è un consiglio a chi sta tentando di rimorchiare in treno, tra una tastata involontaria e l'altra meno, a cambiare approccio. Vuol dire che si cambia convoglio e tu lo sai. Il "materiale" ha infatti preso fuoco, come da routine. Mentre il macchinista tenta di spegnere le fiamme coraggiosamente avviandosi al bar per poi fare filone al lavoro, si scatena la seconda ressa giornaliera per i posti. Ma sei troppo stanco per provarci e ti accontenti del posto vicino alle porte, quello in cui sei costretto a scendere ad ogni fermata e a litigare sia con quelli che salgono che con quelli che scendono, perchè ambo le categorie vorrebbero camminarti sopra, più per frustrazione che per comodità. E poi è una battaglia con le porte stesse per non farsi tranciare le dita alla chiusura. 

Dopo esserti giocato la funzionalità del mignolo della mano destra, la signorina metallica, stavolta in lingua Vogon, annuncia il capolinea e tu vedi il vecchio impiegato quasi alla pensione, che non piangeva da quando aveva ingravidato la moglie per sbaglio, asciugarsi una lacrima col fazzoletto delle tartarughe ninja.

Sei arrivato, l'orizzonte degli eventi è superato e tu, come un provetto Gagarin, sei un eroe pronto ad affrontare la sua giornata. 

Ma al ritorno col cazzo che ci risali, piuttosto ti arruoli sul serio nell'aviazione sovietica.


Charlot

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